a.k.a. 晩菊 / Crisantemi tardivi / Chrysanthèmes tardifs /
Crisântemos Tardios / Ta teleftaia hrysanthema
Anno: 1954
Durata: 1h 41'
Da un racconto di Fumiko Hayashi
Sceneggiatura di Fumiko Hayashi, Sumie Tanaka, Toshiro Ide
Scenografie di Sumie Tanaka e Toshiro Ide
Fotografia di Masao Tamai
Musiche originali di Ichiro Saito
Prodotto da Masumi Fujimoto
Sceneggiatura di Fumiko Hayashi, Sumie Tanaka, Toshiro Ide
Scenografie di Sumie Tanaka e Toshiro Ide
Fotografia di Masao Tamai
Musiche originali di Ichiro Saito
Prodotto da Masumi Fujimoto
---- Regia di Mikio Naruse ----
Interpreti principali: Haruko Sugimura, Sadako Sawamura, Chikako Hosokawa, Yûko
Mochizuki, Ken Uehara, Hiroshi Koizumi, Ineko Arima, Bontarô Miyake,
Sonosuke Sawamura, Daisuke Katô, Haruna Kaburagi, Yoshiko Tsubouchi,
Yaeko Izumo, Tsuruko Mano, Toshiko Nakano, Jiryou Kumagaya, Masayoshi
Kawabe, Akira Tani.
Il film è stato tratto da tre racconti della famosa Fumiko Hayashi, la
stessa autrice dalle cui opere sono stati tratti anche molti altri film
di Naruse del periodo post-bellico, come ad esempio "Ukigumo" ("Floating
Clouds" del 1951), "Meshi" ("Repast "del 1951), "Inazuma" ("Lightning"
del 1951). Nel 1962 Mikio Naruse realizzerà anche un film tratto
dall'autobiografia di Fumiko Hayashi, "Hourou-ki" (in inglese conosciuto
come "A Wanderer's Notebook" o anche "Lonely Lane").
Siamo a Tokyo,
sono gli anni '50: quattro donne, geisha non più in attività e ormai
prossime alla mezza età, sono alle prese con l'amarezza e le delusioni
di una vita che ormai sembra poter regalare loro ben poco. Okin,
interpretata da Haruko Sugimura, è la prima a comparire nella sequenza
iniziale del film: la prima inquadratura la coglie significativamente
mentre sta contando un cospicuo fascio di banconote. Ora infatti si
guadagna da vivere prestando denaro e speculando su terreni e immobili;
non ha figli e vive sola con un cane e una cameriera emblematicamente
sordo-muta: la più affidabile sulla piazza in quanto a riservatezza,
"...i segreti con lei di certo sono al sicuro..". L'unica persona con
cui sembra avere un rapporto umano vero è lo scaltro contabile Itaya,
interpretato da Daisuke Kato (uno dei celeberrimi "Sette samurai" di Kurosawa). Okin
presta denaro anche alle sue vecchie conoscenze dell’ambiente delle
geisha e passa le giornate a tallonarle per farsi pagare le rate e gli
interessi. Nel suo passato di geisha ci sono stati amori travolgenti e
un tentato omicidio a sfodo passionale, ma l'uomo che amava si è fatto
una famiglia sposando un'altra, mentre lo spasimante che tentò di
uccidersi con lei, Seki (Bontaro Miyake), è finito in prigione e poi in
Manciuria. Okin non nutre più alcuna fiducia negli esseri umani e negli
uomini in particolare: "tutti gli uomini sono vampiri e succhiano il
sangue alle donne"; è rassegnata alla sua solitudine e si consola
facendo crescere il suo gruzzolo, talvolta con cinica sapienza, tanto
che è molto stimata da Itaya per la sua abilità nello sfrattare gli
insolventi: sa che alla fin fine solo il denaro non la tradirebbe mai.
Conserva ancora il suo shamisen, ma delle sue arti di geisha non sembra
restato nulla, le passioni sono inaridite e i tempi sono cambiati.
Quando gli uomini del suo passato, l'amante Sentaro (Sonosuke Sawamura) e
lo spasimante Seki che tentò di ucciderla, si rifanno vivi non è certo
perché in loro alberghi ancora la passione, anche loro hanno solo
disperatamente bisogno di soldi. Il Sentaro che fu è diventato un uomo
grigio e meschino, "...la guerra ha cambiato tutto...": Okin ormai ne è
certa e brucia la foto che lo ritraeva giovane, per sancire il
definitivo distacco da quei ricordi. Fuori piove a dirotto. Chiaramente
Okin non è ben vista dalle sue debitrici ed ex-colleghe che lei non
manca mai di trattare con sprezzante ironia: la chiamano "usuraia" e la
biasimano per la sua cupidigia che l'ha condotta a una solitudine ancor
più arida e vuota di quelle che loro stesse vivono. Nobu (Sadako
Sawamura) è una delle geishe da cui Okin riscuote gli interessi, quella
più pragmatica, si direbbe: rimpatriata dalla Manciuria dopo la guerra è
riuscita a sposare un uomo onesto e remissivo e a mettere in piedi un
modesto bar; ora sogna di avere un figlio, nonostante l'età avanzata e
propizia il concepimento mangiando carote crude. Otomi (Yuko Mochizuki) e
Tamae (Chikako Hosokawa) sono altre due vecchie
conoscenze di Okin; sono entrambe vedove e vivono assieme, perennemente
in bolletta. Hanno rispettivamente Tamae un figlio di 24 anni di nome
Kiyoshi, e Otomi una figlia, Sachiko. Tamae tira avanti lavorando come
cameriera in un alberghetto per mantenere se stessa e il figlio (bello,
ma particolarmente inetto) che è la luce dei suoi occhi e a suo dire
l'unica cosa che la tiene legata al mondo. Un tempo, quando lui era
bambino, lo considerava un peso, si faceva chiamare da lui "sorella" e
non "mamma", ma col passare degli anni ha finito per amarlo
profondamente fino a viziarlo. Il giovane Kiyoshi (Hiroshi Koizumi) non
riesce a trovare lavoro e la madre per tirare avanti si è fortemente
indebitata con Okin: il ragazzo getta la madre nello sconcerto quando le
rivela di essersi fatto un'amante, una donna equivoca e più vecchia di
lui (che gli passa anche dei soldi), e la lascia nello sconforto più
nero quando le annuncia di voler partire per la fredda e lontana regione
di Hokkaido dove un conoscente gli ha trovato lavoro come minatore.
Tamae accusa il colpo, il figlio le consiglia di trovarsi un nuovo
marito, le lascia parte dell'anticipo che gli è stato dato per
raggiungere l'Hokkaido, ma lei, che vorrebbe seguirlo, medita il
suicidio. L’altra ex-geisha in miseria, Otomi, è il personaggio più
grottesco e il più divertente del film, una donna che vive in modo
totalmente sconclusionato, disordinata, una che riesce sempre a farsi
licenziare, che deve soldi a mezzo mondo, gioca al pachinko e scommette
alle corse. Nonostante questo conserva una sua certa dignità e
franchezza e soprattutto si dimostra sempre fedele amica di Tamae. Per
lei Okin è una stupida perché "...i soldi hanno valore solo in base a
come li si usa..." e "...dovrebbe imparare come si spendono …": anche
lei però poi finirà per chiederle un prestito. Sua figlia Sachiko è
molto diversa: una ragazza giovane, pragmatica e intraprendente che
lavora in un bar e supporta la madre anche economicamente, pur
biasimandone lo stile di vita. Come Kiyoshi, anche lei decide di
lasciare la madre perché ha accettato di sposare un uomo più anziano che
puo' garantirle un futuro decoroso. Otomi la biasima perché, sposandosi
giovane, perderà la possibilità di avere esperienze con altri uomini e,
a suo dire, si può scegliere solo dopo averne provati molti. Le due
vecchie amiche, ora che i loro figli si stanno emancipando, si ritrovano
così ancora più unite e sfogano il loro dolore e le loro amarezze in
una memorabile nottata di bevute e di considerazioni sulla condizione
umana: "La gente percorre un sentiero di vanità senza fine chiamato
vita. Ognuno deve prendere questa strada, la strada a senso unico
dell'esistenza. Io lo so. La vita non è che un sogno vuoto". Giungono
alla conclusione che solo la maternità le ha redente dal senso di vuoto,
quella maternità che invece Okin non conosecrà mai. Kiyoshi intanto sta
passando l'ultima notte a Tokyo con la sua amante e Sachiko è in luna
di miele con novello sposo. Fuori cade quella stessa pioggia che sta
cancellando per sempre le ultime illusioni di Okin, intenta a bruciare
la foto del suo amore d'un tempo. La mattina dopo il sole splende sulla
città, Tamae e Otomi, accompagnato il giovane Kiyoshi alla stazione da
dove partirà per l'Hokkaido, pensano a rimettersi in sesto e trovarsi un
nuovo marito. Okin sotto il medesimo sole si reca col contabile Itaya a
visitare un terreno sul quale investire: la vita riprende così il suo
consueto corso.
Naruse ci propone ancora "shomin-geki", storie di gente
comune; molti dei suoi film sembrano fatti a posta per deludere coloro
che amano lo stereotipo del lontano oriente esotico ed estetizzante.
Probabilmente è anche per questo che mi appassiono ai personaggi che
porta sullo schermo, della serie "te le do io le memorie di una geisha".
In questo "Bangiku" troviamo ritratti di donne mature, di "crisantemi
tardivi", perfettamente riusciti: grandi attrici, uno spettro di umori e
relazioni complesso e abilmente intrecciato. Grazie Maestro.
(Tradotto da Cignoman per www.AsianWorld.it)
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