sabato 1 ottobre 2011

Dicono di lui...



"Il maestro Naruse era più che semplicemente reticente: il suo ostinarsi a non voler parlare era assolutamente deliberato" - Takamine Hideko (attrice)










"È tempo ormai che Naruse riveli tutte le qualità e i diversi aspetti del suo cinema al mondo... il più pressante bisogno che abbiamo è trovare un novero di pellicole che soddisfino quest'era di scoperte" - Hasumi Shigehiko (critico cinematografico)







"Non c'è umanitarismo in questo cinema, perché Naruse non credeva nella perfettibilità dell'Uomo; non c'è nemmeno naturalismo, perché Naruse non attribuiva la sofferenza umana a cause esterne; non c'è nemmeno idealismo. La sua opera ci mostra un severo realismo, duro e privo di compensazioni consolatorie. Naruse ha delineato un ritratto di quell'incurabile ferita che si chiama Vita" - Audie Bock (critica cinematografica)


"Nella struttura spazio-temporale della finzione narrativa, il reale si libra in perpetuo, esistendo ontologicamente a priori e a prescindere della finzione narrativa stessa; ed è destinato a perdurare oltre la fine della narrazione" - Jean Narboni (critico cinematografico) [PER CHIARIRE Narboni descrive il realismo di Naruse come una forma di naturalismo nella quale la realtà non è "catturata" ma rimane come qualità della forma narrativa in se stessa.]




"Il metodo [di montaggio] di Naruse consiste nel costruire una breve ripresa sull'altra, ma quando poi le riguardi tutte in sequenza nel film finito, danno la precisa sensazione di una lunga ripresa singola. Il fluire delle immagini è talmente perfetto che il montaggio diventa invisibile. Questo flusso di brevi riprese appare calmo e ordinario al primo sguardo, ma poi si rivela essere come un fiume profondo che appare calmo in superfice, celando il furore incalzante della corrente sottostante. La maestria con cui lavorava sul montaggio rimane senza termini di paragone" - Kurosawa Akira





"[Nei film di Naruse] ... ciò che accade riguarda solo il presente. E non c'è passato. Esiste solo per quel tanto che è implicato dal presente. Di conseguenza non c'è via di scampo" - Jean Douchet (critico cinematografico)

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