lunedì 21 novembre 2011

When a Woman Ascends The Stairs (Onna ga kaidan wo agaru toki)


a.k.a. 女が階段を上る時 / Cuando una mujer sube la escalera
Die Mädchen der Ginza / Quand une femme monte l'escalier
Quando una donna sale le scale

Anno 1960
Durata 1h 51'
Sceneggiatura di Kikushima Ryuzo

 ---- Regia di Mikio Naruse ----


Interpreti principali: Hideko Takamine (Keiko Yashiro), Masayuki Mori (Nobuhiko Fujisaki), Reiko Dan (Junko Inchihashi), Tatsuya Nakadai (Kenichi Komatsu, il gestore), Daisuke Kato (Matsukichi Sekine)




Recensione a cura di Picchi con la collaborazione di Cignoman

Uno dei capolavori del regista Mikio Naruse, con un egregio cast e una straordinaria Hideko Takamine nel ruolo di protagonista. 
Questo shomin-geki (庶民劇 storie della gente comune) si svolge a Tokyo, nel famoso quartiere di Ginza. La moderna Ginza sorge nel 1872 quando, a seguito di un incendio devastante, il distretto fu ricostruito a partire da alcuni edifici in stile georgiano progettati dall'architetto irlandese Thomas Waters, lungo la passeggiata commerciale sulla strada dal ponte di Sinibashi al ponte di Kyōbashi nella parte sud-occidentale del quartiere speciale di Chūō. Negli anni dell'Era Meiji così come nel secondo dopoguerra giapponese, Ginza rappresenta il quartiere delle classi emergenti, della modernità, delle boutique, del lusso, dei bar alla moda. Keiko (Hideko Takamine) lavora come “hostess” in uno di questi bar: il suo compito è quello di rallegrare con sorrisi e attenzioni gli uomini d’affare che lo frequentano. I rapporti con i clienti per alcune ragazze durano quanto il loro orario di lavoro, altre si concedono per una notte o due, e altre ancora, nella ricerca di qualcosa di più profondo e intimo, diventano vere e proprie amanti a tempo pieno.



Keiko non è più giovanissima ma è dotata di una sensualità e di un fascino tradizionale (non indossa vestiti occidentali) che le garantiscono il successo tra il sesso forte. Rimasta precocemente vedova a causa di un incidente che ha ucciso il suo giovane marito, è rimasta così per anni sola a contare su sé stessa. Nonostante la solitudine e i crucci di un'esistenza incerta, nel suo lavoro deve sfoggiare un sorriso dolce e disteso ai tanti uomini che la desiderano, senza però in definitiva volerla sinceramente emancipare dalla sua condizione. Lei desidera l’indipendenza, vorrebbe aprire un locale tutto suo, ma non può farlo senza l’aiuto finanziario di uno dei tanti uomini d’affari, habitué del locale, che si contendono le sue grazie. Tra questi Keiko prova sentimenti d’amore per il maritato banchiere Fujisaki (Masayuki Mori), l’unico uomo che con lei s'è mostrato corretto, ovvero l'unico che non ha cercato di convincerla a concedersi, che l'ha sempre trattata quindi con il rispetto che si deve ad una vera signora: in realtà nemmeno lui è esente da ipocrisie. Invece il manager del bar, Komatsu (il bellissimo Tatsuya Nakadai), è segretamente innamorato di Keiko, ma quando gli capita l’occasione non riesce a rivelare quello che porta nel cuore.


“Odiavo salire quelle scale più di ogni altra cosa.
Ma una volta di sopra, avrei preso ogni giorno così come viene.”


Il titolo deriva dalla routine che Keiko deve vivere ogni sera per andare a lavorare nel bar. Odia salire quelle scale, ma non ha alternative. Il destino l'ha resa vedova e l'ha condannata all'ipocrisia dei sorrisi, al ruolo destinato alle donne non rispettabili. Nello svilupparsi della storia, assistiamo alla caduta progressiva della protagonista, di delusione in delusione: l’alcool le causa un’ulcera che la costringe a letto, l’impresa commerciale che fallisce, parenti in difficoltà economiche, la proposta di matrimonio fasulla del dolce e ricco Matsukichi Sekine (il sempre grande Daisuke Kato). Sembra risucchiata in una spirale inarrestabile che la porta al limite della sopportazione.





Come sfondo un Giappone sempre più occidentalizzato, Tokyo e in particolare Ginza ne sono l’emblema, in cui nuovo e tradizione si tengono per mano e si scontrano allo stesso tempo, in una delle tematiche ancora oggi più sensibili e dibattute nel concetto d’identità del Sol Levante. La regia di Naruse, sempre elegante e raffinata, ci accompagna lungo la storia di Keiko e della sua voce narrante. Come se sfogliassimo le pagine di un libro veniamo immersi in una trama semplice che mai esagera nei toni drammatici e mai annoia, senza colpi di scena inverosimili o forzati e senza porre allo spettatore domande esistenziali. Domande no, ma certo sullo sfondo c'è la constatazione esistenziale che attraversa gran parte della filmografia di Naruse: la modernità, la democrazia, l'individualismo si presentano al Giappone offrendo l'emancipazione, le opportunità, la parità dei sessi, ma in gran parte queste promesse sono disattese, sono solo di facciata, e nella calca delle esistenze in lotta per sopravvivere l'unico atteggiamento che si può assumere davanti alle amarezze dell'esistenza è il distacco, l'autoironia, l'accettazione. Salire le scale, ancora una volta, con la coerenza dell'eroe morale narusiano, perennemente sconfitto dalla vita, ma mai vinto nell'integrità del suo intimo. Attraverso semplici gesti, sguardi e celati sorrisi, godiamo della sensibilità drammatica tipica narusiana, priva di musica eccessivamente enfatica. Il tema della colonna sonora è del compositore Toshiro Mayuzumi (1929-1997), un motivo che si inscrive nel movimento dell'avant-garde sulla falsa riga di compositori come Edgard Varèse, molto in voga negli anni '50-'60 (LINK). Nonostante il dramma, le cocenti sconfitte e tradimenti che la vita offre, “When a woman ascends the stairs” non è un film tetro e privo di gioia, lo trovo invece un film vero, realistico e pieno di vita. Uno dei film maturi più belli del regista che ha vantato la partecipazione della brillante Hideko Takamine e di coprotagonisti che hanno saputo interpretare i personaggi con convincente delicatezza. Ricordiamo l’allora emergente star Tatsuya Nakadai, (l’anno successivo avrebbe girato il magnifico “Harakiri”), Daisuke Kato, famoso per le pellicole di Akira Kurosawa insieme a Masayuki Mori, il quale ha vantato anche la partecipazione in film di Mizoguchi Kenji, e Ganjiro Nakamura nel ruolo di Goda, noto per aver partecipato anche a film di Kon Ichikawa.




 (Tradotti da Dan, Mizushima76 per AsianWorld)

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