giovedì 29 dicembre 2011

Spring Awakens (Haru no mezame)

a.k.a. 春のめざめ / Il risveglio della primavera / L'Éveil du Printemps
Anno: 1947
Durata: 89'
Cast artistico: Tatsuya Ishiguro, Haruko Sugimura, Yoshiko Kuga, Takashi Shimura, Yuriko Hanabusa, Choko Iida, Sachiko Murase

Sceneggiatura di Mikio Naruse e Toshio Yasumi
Fotografia di Shunichiro Nakao
Scenografie di Keiji Kitagawa
Musiche di Nobuo Iida

- - Regia di Naruse Mikio - - -

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TRAMA - - Kumiko, le sue amiche e i suoi amici alle prese con le tensioni e i piccoli grandi traumi della prima adolescenza, nel tentativo di dipanare il mistero affascinante e a volte inquietante della sessualità.

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COMMENTO Ecco un'opera di Naruse che, a mio avviso, va analizzata in parallelo al suo Sincerity (Mogokoro) del 1939: entrambi due film attribuiti da qualche critico miope alla cosiddetta "epoca buia" nella produzione del Maestro, entrambi due film sugli adolescenti, ma prodotti in un contesto sostanzialmente mutato. Il Giappone è cambiato, la guerra è finita: se in Sincerity vengono veicolati valori coerenti con la retorica dell'imperialismo militarista, qui siamo di fronte ad un documento interessantissimo che testimonia lo sforzo compiuto dagli occupanti americani e dal generale-shogun MacArthur, attraverso il Civil Information and Education (CIE), per fare del cinema un veicolo di educazione del nuovo Giappone democratico. Ancora soltanto propaganda? No, per fortuna. Naruse in questa pellicola affronta i risvolti sociali e psicologici inerenti l'educazione sessuale degli adolescenti, lo potremmo definire un "melodramma educativo". La censura del regime imperiale giapponese aveva bandito per anni i riferimenti espliciti alla sessualità e persino i baci nei film, ma con l'arrivo degli americani le cose sono radicalmente cambiate e l'approccio suggerito non è più repressivo ma scientifico.
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Pensateci per un momento: un tema del genere nel 1947! La domanda è quanto mai classica: come nascono i bambini? A mio avviso ancora una volta il Maestro dimostra una grande sensibilità e una capacità di rappresentazione di grande valore cinematografico e umano, restituendoci un ritratto dell'adolescenza fresco e assai credibile, assieme ad una tensione palpabile tra il bisogno di svelare e la necessità di alludere, tra le istanze melodrammatiche e quelle edificanti, tra gravità e leggerezza. I personaggi principali sono sei adolescenti di una piccola città di provincia, tre maschi e tre femmine, alle prese con la primavera della loro vita, da cui il titolo: la più sensibile dei sei è la protagonista, Kumiko (interpretata da Yoshiko Kuga), figlia di genitori piuttosto severi e all'antica, avida lettrice delle poesie ottocentesche del tedesco Christian Johann Heinrich Heine. Ecco che la poesia, e i riferimenti all'amore fisico in essa contenuti, diventano il primo di una lunga e variegata serie di segnali che polarizzano l'attenzione della ragazza sul mistero della sessualità. Una cameriera viene cacciata perché si incontra di nascosto con il suo innamorato, viene trovata dagli insegnanti una fotografia pornografica a scuola, nascono bambini, ragazze si maritano, le riviste e l'arte propongono immagini che fanno leva sulle forme femminili, le allusioni degli adulti ecc...
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In questo contesto tumultuoso, Kumiko viene invitata dagli amici ad unirsi ad una sorta di circolo artistico-letterario i cui animatori sono il fratello della sua amica Hanae, il pittore in erba Noshiro e il figlio del dottor Ogura, Koji. L'aspetto più riuscito, secondo me, è proprio la rappresentazione di questo bisogno degli adolescenti di fare gruppo, di trovare un'identità di cui farsi forti attraverso la coesione, la creatività: un po' come nei teenage movies di oggi che parlano di band giovanili, i ragazzi di Spring Awakens si danno arie da bohemienne e flirtano, ma soprattutto creano quella struttura sociale alternativa alla famiglia che dà modo a ciascuno di sviluppare la propria individualità emancipandosi dalla famiglia e venendo a contatto con un mondo plurale, più vasto, stimolante. Così si diventa adulti. La sensibilità di Kumiko la rende particolarmente vulnerabile all'angoscia provocata dai silenzi pudibondi di una società repressiva, rappresentata in prima istanza da sua madre (l'attrice Haruko Sugimura, qui ancora giovanissima e piuttosto bella). Al polo opposto troviamo la figura del medico (interpretato dal grande Shimora Takashi de L'angelo ubriaco di Kurosawa), padre di Koji, che rappresenta l'approccio moderno, scientifico, filo-americano, se vogliamo, ma soprattutto a mio avviso confuciano. È lui il saggio, lo scienziato, l'uomo sensibile, lungimirante, l'uomo del buon senso, che dà valore all'educazione. Brilla come un faro per scacciare i residui di un medioevo che, da noi in Italia, trova il suo parallelo nella cultura cattolica tradizionalista. In una scena lo vediamo porgere al figlio, innamorato di Kumiko, un manuale di educazione sessuale: cose che da noi nel 1947... Ma il mosaico descritto nel film è ben più vasto, i personaggi secondari ci mostrano un'articolazione di approcci e atteggiamenti interessante e realistica, si tocca esplicitamente anche il tema delle gravidanze indesiderate causate, a detta del dottor Ogura, proprio dall'ignoranza e dall'abdicazione della famiglia al suo ruolo di ente educatore di prima istanza. In particolare un approccio differente al problema viene dalla famiglia di Hanae, la cui madre è una donna di mondo, smaliziata, realista, un'imprenditrice che gestisce la locanda Akebono e conosce bene l'arte dell'intrattenimento maschile: nelle sue parole vi è l'esplicita condanna della repressione imposta dalla famiglia alla legittima affermazione dell'individuo nelle questioni d'amore, contemperata però dal buon senso e dall'esperienza.
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Riporto di seguito qualche dialogo illuminante tratto dal film, in cui si può leggere anche una tendenza a tratti didascalica, quasi da cinegiornale educativo. Il fratello di Hanae agli amici, sull'ipocrisia strisciante: "Oggigiorno la gente sembra tanto progressista, ma in certe questioni, come il sesso, è regredita, invece". Le ragazze discutono dell'emancipazione femminile: "Ma uomini e donne hanno gli stessi diritti. Se una ragazza studia con impegno, può arrivare lontano anche lei". Le parole del dottor Ogura: "Viene un momento per dei genitori in cui si deve smettere di pensare ai figli come a dei bambini. Fa parte del dovere dei genitori assicurarsi che i cambiamenti che vivono i figli vengano affrontati nel modo giusto. È pericoloso lasciare che un adolescente faccia le proprie esperienze senza una guida. I genitori devono impegnarsi perché i figli difendano ciò che va difeso e li devono aiutare a vivere la loro adolescenza con spensieratezza e senza traumi". Spero che le mie parole vi abbiano incuriositi, Naruse non delude (memorabile la scena climax del bacio rubato mostrato ma non mostrato su di un prato, così come quella del litigio tra Kumiko e la madre reticente a parlare della sessualità), ma il valore di questo film, ripeto, a mio avviso sta soprattutto nel testimoniare l'evoluzione dei costumi nel Giappone degli anni dell'occupazione. La prima scena di bacio esplicito in un film giapponese, comunque, si trova in Twenty-Year-Old Youth (Hatachi no seishun), di Sasaki Yasuchi, del 1946.




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NOTA IN CALCE - - In questo film recita la parte della protagonista, Kumiko Hirobe, l'attrice allora sedicenne Yoshiko Kuga: si trattò della sua seconda interpretazione dopo quella nel film collettivo Four Love Stories prodotto dalla TOHO. Figlia di un nobile giapponese membro della camera alta negli anni '30, Yoshiko Kuga diventerà una delle stelle del cinema giapponese. Basta citare qualche titolo per "spaventarci": L'angelo ubriaco e L'idiota di Akira Kurosawa, Racconto crudele della giovinezza di Nagisa Oshima, Buon giorno e Fiore d'equinozio di Yasujiro Ozu, Older Brother Younger Sister e Delinquent Girl di Mikio Naruse, Portrait of Madame Yuki e The Woman in the Rumor di Kenji Mizoguchi, Banka di Heinosuke Gosho, Zero Focus di Yoshitaro Nomura. Nel 1961 sposò Akihiko Hirata, l'attore famoso per la sua partecipazione ai più celebri film del genere kaiju (film fantascientifici-catastrofici sui mostri) e per la trilogia Samurai di Hiroshi Inagaki.


(Tradotti da Cignoman per www.AsianWorld.it)

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