martedì 20 settembre 2011

Sincerity (Magokoro)

a.k.a. Sincerità / まごころ / Sinceridad

Anno 1939
Durata 1h 07'
Sceneggiatura di Mikio Naruse, ispirato ad un racconto di Yôjirô Ishizaka

---- Regia di Mikio Naruse ----





Interpreti principali: Minoru Takada (Keikichi Asada, padre di Nobuko), Sachiko Murase (la madre di Nobuko), Takako Irie (Tsutako Haseyama, vedova e madre di Tomiko), Etchan (Nobuko), Teruko Kato (Tomiko), Fusako Fujima (la nonna di Tomiko), Sôji Kiyokawa (il professor Iwata)



  Nobuko e Tomiko frequentano la stessa classe e sono grandi amiche, ma mentre la prima appartiene ad una famiglia agiata ed è piuttosto viziata, la seconda vive in ristrettezze essendo sua madre, Tsutako Haseyama, vedova da molti anni e costretta per tirare avanti a lavorare come sarta: forse proprio per le condizioni della sua famiglia (come sostiene anche il professor Iwata) Tomiko è una studentessa modello, molto matura e responsabile per la sua giovane età, educata all'ombra dalla sua coraggiosa e virtuosa madre. La madre di Nobuko, la signora Asada, è una donna molto diversa: piena di sé, sempre impegnata a mettersi in mostra come presidentessa della Associazione Patriottica Femminile. Non può proprio accettare che sua figlia sia da meno di quella della virtuosa vedova Haseyama dato che, oltre ad essere molto orgogliosa, nel suo cuore brucia un'antica gelosia proprio verso Tsutako, la quale, molti anni addietro, era stata corteggiata da quello che poi, per questioni di interesse delle famiglie, era diventato suo marito, Keikichi Asada. Queste vecchie storie giungeranno alle orecchie delle bambine, così Tomiko ne chiederà conto alla madre e alla nonna, finendo per non sapere più a cosa credere. L'amicizia delle loro figlie farà reincontrare, dopo tanti anni, Tsutako e Keikichi, facendo così divampare la gelosia della signora Asada e portando tutte le carte ad essere messe in tavola.

 A mio parere questo film non solo è uno dei migliori del "primo periodo d'oro" di Naruse (1933-1941), ma uno dei suoi migliori film in assoluto e sono certo che chi di voi lo vedrà rimarrà stupito dalla sua efficacia. Il tema fondamentale è nel titolo, "Magokoro", che in giapponese non è semplicemente "sincerità", ma più precisamente è la rettitudine, la purezza d'animo, lo stato di chi esprime se stesso al proprio meglio. Al centro della vicenda, dunque, c'è la purezza di un'amicizia tra bambine: semplice, fresca e vera come quei fiori inquadrati allusivamente nei (bellissimi) titoli di testa. Questa semplice purezza è minacciata dalla meschinità della signora Asada e dalle ambiguità e dai compromessi del mondo degli adulti in generale: un mondo in cui gli interessi economici dividono gli innamorati, in cui la verità su un padre dissoluto e inetto va taciuta, in cui un regalo disinteressato può diventare un ingombrante macchia sulla rispettabilità di una povera vedova. È impressionante come Naruse sia riuscito a trasmetterci attraverso i volti di Nobuko e Tomiko la freschezza del cuore puro, un piccolo grande miracolo del cinema. La scena madre dal minuto 28': Tomiko interroga la madre sul proprio padre e la incalza con una serie di domande sul suo passato; mano a mano le inquadrature si stringono sui volti e catturano dei primi piani di entrambe, una dinamica serrata di campo e contro campo, fino al climax del pianto di Tomiko. Poi il campo si riallargarga, sfruttando la classica stanza giapponese tradizionale con le sue geometrie prospettiche create dai fusuma e dei tatami. A questo punto compare la nonna che esorta Tsutako a non nascondere la verità alla figlia e viene rivelato il passato sul padre che ha avuto e perso e su quello che avrebbe potuto avere. La telecamera continua a staccare tra un personaggio e l'altro, allargando e stringendo, accompagnando il pathos di ogni battuta con un'efficacia in cui si riconosce la mano del grande maestro: un montaggio svizzero, ottimi interpreti, ottima sceneggiatura. Da cineteca. Molto piacevole è anche la fotografia, un bianco e nero luminosissimo, morbido, estivo, che restituisce una freschezza che non spererei di trovare in un film del 1939: le brillanti divise alla marinaretta, le cicale che cantano, le bambine che giocano al fiume, gli interni contrapposti della elegante casa degli Asada e della frugale semplicità di casa Haseyama. Sullo sfondo delle vicende narrate c'è l'impronta della propaganda di guerra e i riferimenti indiretti al conflitto sono numerosi: ad esempio la prima inquadratura su Keikichi ce lo mostra mentre esamina la lama di una katana, un presagio di quello che porterà il finale. Non si può pretendere certo che un film non sia figlio anche del suo tempo, dunque non credo che quell'ombra di retorica patriottica sminuisca il ritratto di umanità autentica che ci restituisce "Sincerity", soprattutto con i suoi quadri familiari di intimità e affetto tra figli e genitori, con le chiacchiere delle bambine che tornano da scuola.


Versione compatibile '1,29 Magokoro 1939'
(Tradotti da Cignoman per AsianWorld)

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