sabato 22 ottobre 2011

Each Night I Dream (Yogoto no yume)

a.k.a. 夜ごとの夢 / Every-Night Dreams / Nightly Dreams
Sogni di una notte / Oneira tis kathes nyhtas

Anno 1933 
Durata 1h 04' 
Sceneggiatura di Ikeda Tadao

---- Regia di Mikio Naruse ----


Interpreti principali:  Arai Jun, Iida Choko, Kojima Teruko, Kurishima Sumiko, Oyama Kenji, Saito Tatsuo, Sakamoto Takeshi, Sawa Ranko, Yoshikawa Mitsuko




La bella e giovane Omitsu (Sumiko Kurishima) fa l'entraineuse in un bar della zona del porto per riuscire a mantenere se stessa e suo figlio. Ogni giorno deve lasciare il bambino alle cure degli anziani coniugi vicini di casa (Jun Arai e Mitsuko Yoshikawa) e al lavoro si barcamenta tra i clienti che attentano alla sua virtù e chiedendo prestiti alla proprietaria del bar. Un giorno Mizuhara, il marito che l'aveva abbandonata (Tatsuo Saito), si fa vivo: cencioso e male in arnese, una specie di mezzo . Omitsu lo aggredisce con rabbia, da principio, ma poi per amore del figlio decide di dargli un'altra chance e di accoglierlo in casa. Mizuhara cerca allora di trovarsi un lavoro per salvare la dignità della moglie da quel degradante lavoro, ma la suo inettitudine lo porterà a fallire miseramente nei suoi intenti, fino a condurlo ad un epilogo in cui prevarrà la disperazione.



Il personaggio di Omitsu, la madre lavoratrice di questo bellissimo film, costituisce una delle prime significative figure di donna nel cinema del primo Naruse, un primo passo molto deciso verso quel percorso che porterà Naruse a dipingere sullo schermo alcune delle più significative figure femminili nella storia del cinema giapponese. L'attrice Sumiko Kurishima è stata una delle prime grandi star femminili del cinema nipponico, ricordata con il soprannome di "regina di Kamata", e il fatto che fosse nel cast del film sta a segnalarci come la fama e la considerazione di Naruse fosse cresciuta molto tra i ranghi della casa di produzione Shochiku. Nella classifca annuale dei migliori film giapponesi della prestigiosa rivista Kinema Junpo 'Each Night I Dream' si classificò terzo nel 1933, seguito da un altro film di Mikio Naruse, ovvero 'Apart from you': nello stesso anno Naruse lascio la Shochiku per unirsi ai PCL (Photo-Chemical Laboratories) che più tardi sarebbero divenuti la celebre casa di produzione Toho. Omitsu è una donna divisa tra due dimensioni, quella posta ai margini della società rispettabile, collegata alla sua carica erotica, la dimensione del bar, della periferia, del porto di Yokohama (luogo in cui circolano gli stranieri e quindi "contaminato" per definizione) e la dimensione domestica: la donna compromessa e l'amorevole madre, simbolicamente ci appaiono nella sequenza in cui Omitsu si prepara ad andare al lavoro e viene inquadrata lei con la sua figura riflessa nello specchio. Una donna proletaria che DEVE rinunciare alla rispettabilità a cui sente di voler appartenere, al focolare domestico piccolo-borghese (rappresentato anche dall'universo dei premurosi anziani vicini) per amore del figlio. Contrapposto a lei c'è il marito: il delinquente buono a nulla, l'uomo incapace di provvedere alla famiglia, l'uomo inaffidabile, l'avanzo di galera, che, incapace di emanciparsi con le sue forze.


 "Le luci e le ombre delle emozioni di questa gente che lotta per la sopravvivenza giorno per giorno si dispiegano in quegli stessi accadimenti di cui possiamo leggere nei quotidiani", come scrive Kitagawa Fuyuhiko nella recensione del film sulla rivista Kinema Junpo del 1 Luglio 1933. In una parola questo film è tra i più riusciti esempi di shoshimin-eiga (cinema che tratta della gente comune) di ambientazione proletaria. Altri esempi di film del genere li ritroviamo nella filmografia del maestro Ozu Yasujiro, come ad esempio in 'Tokyo no yado' / 'An Inn in Tokyo' del 1935.
Da un punto di vista tecnico stilistico è un'opera che mostra la maestria e l'arditezza del regista: movimenti della telecamera che sottolineano e esaltano le interpretazioni dei protagonisti, inquadrature che si stringono su dettagli delle mani e dei piedi, zoomate rapide, un montaggio dinamico e avanguardistico, frammentato e rapido, a tratti volutamente disorientante nel proporre lo spazio dell'azione, senza mai che questo tolga chiarezza alla narrazione stessa. La scena del ritorno del marito e della riconciliazione con Omitsu è un esempio del virtuosismo con cui Naruse riesce a trasmettere pathos e a valorizzare la recitazione nello spazio di una manciata di secondi formidabili. L'altra sequenza clue è quella collegata all'incidente che coinvolge il figlio dei due protagonisti, un pezzo memorabile di storia del cinema muto giapponese, a mio avviso. Un film realizzato oltre settant'anni fa, eppure ancora fresco e attuale.

SOTTOTITOLI  ITALIANI

(Tradotti da Cignoman per AsianWorld)

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