domenica 18 settembre 2011

Summer Clouds (Iwashigumo)



a.k.a. 鰯雲 / Summer Clouds / Nuvole estive / Herringbone Clouds
Nuages d'été

Anno 1958, prodotto in Giappone
Durata 2h 08'

Sceneggiatura di Shinobu Hashimoto, da un racconto di Tsutou Wada

---- Regia di Mikio Naruse ----

Interpreti principali: Isao Kimura (il giornalista Okawa), Michiyo Aratama, Chikage Awashima (la vedova di guerra Yae), Fumiko Honma, Chouko Iida, Ikichi Ishii, Natsuko Kahara, Keiju Kobayashi, Bontarô Miyake, Kumi Mizuno, Ganjiro Nakamura (fratello di Yae), Kunio Otsuka, Yutaka Sada, Haruko Sugimura, Hiroshi Tachikawa, Yokô Tsukasa, Akemi Ueno.

Qualche immagine tratta dal film

Si tratta del primo film a colori diretto da Naruse: un'articolata saga familiare ambientata nel mondo giapponese rurale della fine degli anni '50. Per noi spettatori di oggi, credo che il fascino di questa pellicola riseda soprattutto nella possibilità che offre di entrare nelle case di campagna dai tetti di paglia, nei cortili, nelle cucine descritte con tanta ammirazione in "Ore Giapponesi" da Fosco Maraini. Al centro della vicenda una vedova di guerra, una contadina che porta i larghi pantaloni da lavoro, gli stessi di cui magari abbiamo letto ne "Il paese delle nevi" di Kawabata. Siamo lontani dalle grandi città, dalle geishe, dai bar di Ginza, dagli uffici, dalle periferie del mondo industriale; ci viene svelato il Giappone delle risaie, degli aratri, ancora legato ai ritmi arcaici che precedono la rivoluzione verde. Questo mondo vive il trauma e il fascino dell'impatto con la modernità e i suoi valori individualisti; la famiglia patriarcale è al tramonto e le nuove generazioni avocano il diritto di scegliere il propio destino, non più sottoposte imprescindibilmente agli interessi della famiglia. Anche una vedova di guerra, come la bella e intelligente Yae, protagonista del film, può innamorarsi del giornalista Okawa e ritagliarsi con lui uno spazio di felicità, di affermazione della propria identità, magari prendere lezioni di guida o fumare sigarette: uno spazio di felicità effimero, certo, come nella migliore tradizione giapponese.

Qualche altra immagine tratta dal film

Una foto di scena





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(Tradotti da Cignoman per AsianWorld)

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